La divisione ereditaria è il processo giuridico che consente di suddividere il patrimonio di una persona deceduta tra i suoi eredi, sciogliendo così la comunione ereditaria che si crea automaticamente all’apertura della successione. Questo processo può essere regolato tramite un accordo tra gli eredi (divisione volontaria), tramite una disposizione testamentaria o attraverso un’azione giudiziale, se non si raggiunge un accordo tra le parti. La divisione ereditaria ha lo scopo di attribuire a ciascun erede la propria quota dei beni lasciati dal defunto, secondo le disposizioni di legge o le volontà testamentarie.
Come sopra anticipato, esistono due principali modalità di divisione ereditaria: la divisione volontaria e la divisione giudiziale. La divisione volontaria avviene quando gli eredi raggiungono un accordo amichevole sulla ripartizione del patrimonio, formalizzandolo con un accordo. Se invece non è possibile trovare un’intesa, uno o più eredi possono richiedere la divisione giudiziale, in cui il tribunale interviene per determinare come suddividere l’eredità. In questo caso, prima di potersi rivolgere al tribunale, è necessario attivare la procedura di mediazione, che si svolge con l’assistenza obbligatoria di un avvocato e dinanzi ad un organismo iscritto presso le apposite liste tenute dal ministero della giustizia.
La comunione ereditaria si distingue dalla comunione ordinaria poiché la prima sorge per effetto della successione, mentre la seconda riguarda la comproprietà di beni derivanti da altre cause, come l’acquisto congiunto di un immobile. Nella comunione ereditaria, gli eredi hanno il diritto di prelazione, ossia il diritto di precedenza nell’acquisto delle quote degli altri coeredi qualora uno decida di cedere la propria parte. Nella comunione ordinaria, invece, i partecipanti possono vendere liberamente le loro quote senza dover necessariamente interpellare gli altri comproprietari.
Le quote ereditarie rappresentano le porzioni del patrimonio di una persona defunta (il de cuius) che vengono distribuite tra i suoi eredi. Queste quote sono determinate in base alle disposizioni di legge in caso di successione legittima, o seguendo le volontà espresse dal testatore attraverso un testamento. La legge italiana protegge alcuni eredi, chiamati “legittimari” (coniuge, figli e ascendenti), ai quali è riservata una quota di legittima che non può essere violata dal testatore. La parte rimanente, chiamata “quota disponibile”, può essere liberamente distribuita dal defunto col testamento. Nel caso in cui il testatore abbia violato i diritti di uno o più legittimari (lasciando, ad esempio, l’intera eredità alla nuova compagna piuttosto che al figlio), questi possono chiedere una riduzione delle disposizioni testamentarie che eccedono la loro quota di legittima.
Il calcolo delle quote ereditarie segue le disposizioni del Codice Civile, in particolare gli articoli 565 e seguenti, che regolano come l’asse ereditario venga suddiviso tra gli eredi in base al loro grado di parentela con il defunto. Gli eredi si classificano in tre gruppi principali: il primo gruppo include il coniuge e i figli, che hanno diritto alle quote maggiori; il secondo gruppo comprende ascendenti e fratelli, in assenza di figli o coniuge; infine, se non ci sono eredi diretti, l’eredità passa a parenti più lontani o, in mancanza, allo Stato. Le quote vengono distribuite in modo proporzionale, e in caso di più eredi appartenenti allo stesso gruppo, la suddivisione avviene in parti uguali tra di loro.
Tabella quote ereditarie:
Eredi legittimari | Quote di riserva o legittime |
---|---|
coniuge e un figlio | 1/3 al figlio e 1/3 al coniuge |
coniuge e più figli | ¼ al coniuge e ½ ai figli da dividersi in parti uguali |
solo un figlio senza coniuge | ½ del patrimonio |
due o più figli senza coniuge | 2/3 da dividersi in parti uguali |
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Gli eredi che ricevono una quota ereditaria non sono obbligati a mantenerne la proprietà e possono cedere la propria quota ad altri eredi o terzi. Spesso questa cessione avviene tra fratelli, ma può coinvolgere qualsiasi erede.
La cessione può essere gratuita o a fronte di un pagamento concordato. Tuttavia, nella comunione ereditaria, gli altri coeredi hanno un diritto di prelazione, ovvero devono essere informati prima che la quota venga ceduta a un estraneo, e hanno il diritto di precedenza nell’acquisto della quota. Questo garantisce una protezione del legame familiare e una maggiore continuità nella gestione del patrimonio ereditato.
La prelazione ereditaria è un diritto che consente a uno o più coeredi di acquistare la quota ereditaria di un altro coerede, prima che questa venga venduta a terzi, alle stesse condizioni proposte. Questo diritto, che si applica finché l’eredità non è stata divisa tra i coeredi, mira a garantire la continuità familiare nella gestione del patrimonio, impedendo che soggetti estranei possano subentrare nella comunione ereditaria. La prelazione non riguarda singoli beni, ma si applica sulla quota complessiva di eredità del coerede che intende cederla.
La prelazione ereditaria ha il compito di limitare l’accesso di terzi estranei al patrimonio ereditario, preservando l’integrità della comunione tra coeredi. Questo meccanismo serve a evitare un’eccessiva frammentazione della proprietà e a prevenire conflitti che potrebbero sorgere dall’ingresso di soggetti esterni nell’eredità. Che si tratti di una successione testamentaria o legittima, il diritto di prelazione si applica ugualmente, dando priorità ai coeredi nell’acquisto delle quote ereditarie rispetto a soggetti estranei.
Quando un coerede intende vendere la propria quota ereditaria, deve informare gli altri coeredi, solitamente tramite una comunicazione scritta, come una raccomandata o PEC, specificando il prezzo di vendita. I coeredi hanno due mesi di tempo per esercitare il loro diritto di prelazione, acquistando la quota alle medesime condizioni. Se non lo fanno, il coerede può vendere la quota a un terzo. In caso di mancato rispetto del diritto di prelazione, i coeredi hanno la possibilità di esercitare il retratto successorio, ossia il diritto di riacquistare la quota ceduta a terzi.
Un coerede maggioritario è un erede che, in una comunione ereditaria, possiede una quota di eredità superiore rispetto agli altri coeredi. In altre parole, il coerede maggioritario detiene una parte più ampia del patrimonio rispetto agli altri eredi, rendendolo di fatto il titolare della maggioranza del patrimonio ereditario.
Questo può avvenire in diverse circostanze:
Il coerede maggioritario ha una posizione predominante nella gestione del patrimonio ereditato, ma non può decidere unilateralmente in questioni che richiedono il consenso degli altri coeredi, a meno che non si arrivi a una risoluzione consensuale o giudiziale.
Il coerede minoritario è un erede che possiede una quota di eredità inferiore rispetto agli altri coeredi. Nonostante la sua quota ridotta, il coerede minoritario gode di una serie di diritti tutelati dalla legge, che gli permettono di partecipare attivamente al processo di gestione e divisione dell’eredità. Ecco i principali diritti del coerede minoritario:
Le questioni ereditarie possono essere complesse e spesso richiedono l’intervento di un avvocato specializzato in diritto delle successioni. Un avvocato può fornire consulenza su diversi aspetti, come l’impugnazione del testamento, l’azione di riduzione per lesione della quota di legittima, la divisione ereditaria o casi di indegnità a succedere. Nelle famiglie, soprattutto quelle numerose, è frequente che si verifichino liti tra fratelli, anche quando sono solo due, a causa della divisione del patrimonio. L’atteggiamento più o meno collaborativo degli eredi può influenzare notevolmente l’andamento delle trattative, rendendo spesso necessario l’intervento legale per trovare soluzioni.
Un motivo comune di controversie ereditarie riguarda i legati, ossia i lasciti specifici disposti dal defunto a favore di una persona particolare. Il legato non richiede un’accettazione formale da parte del beneficiario, ma è responsabilità dell’erede universale consegnare il legato al destinatario. Queste situazioni possono causare tensioni, specialmente se il legato beneficia un soggetto esterno alla famiglia, o se uno degli eredi si oppone alla sua esecuzione. La distinzione tra legatario (che riceve un bene specifico) ed erede universale (che eredita l’intero patrimonio o una quota di esso) è fondamentale per comprendere la natura di questi conflitti e per gestire correttamente le aspettative di ciascuna parte coinvolta.
Un’altra frequente causa di problemi ereditari è l’impugnazione del testamento. L’erede può contestare le disposizioni del defunto per vari motivi, come la presunta mancanza di capacità di intendere e volere del testatore. Può accadere, tuttavia, che questi motivi d’impugnazione sono pretestuosi e volti a ottenere una divisione più favorevole del patrimonio. Un’altra situazione comune riguarda i ritardi nell’accettazione dell’eredità da parte di un chiamato. Questo può bloccare l’intera successione, aggravando le spese a carico degli altri coeredi. In tali casi, è possibile chiedere al Tribunale di fissare un termine per accettare o rinunciare all’eredità, sbloccando così la situazione.
Assolutamente no! Il mondo delle successioni e della tutela degli eredi è talmente vasto che non si può riassumere tutto in un solo articolo. Ogni caso è diverso da un altro, tanto è vero che nella nostra esperienza ultradecennale non abbiamo mai trovato una situazione uguale ad un’altra. Per questo motivo consigliamo di fissare un appuntamento presso il nostro studio, così da approfondire il tuo caso e conoscere le tutele previste dalla legge per la tua eredità.
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